Uno Strumento, un Simbolo
La Lunga Storia della Cornamusa
Difficilmente uno strumento diventa un simbolo per un’intera comunità. La cornamusa scozzese, benché non sia nata in Scozia, è diventata il simbolo – insieme al tradizionale kilt e alla bevanda nazionale scozzese, il whisky – di un’intera etnia e di un’area del Regno Unito di Gran Bretagna che da molti secoli tenta, senza peraltro riuscirvi, di rendersi indipendente dalla Corona inglese.
Nessuno sa con certezza come la cornamusa sia arrivata in Scozia. Probabilmente è stata portata lì da musicisti provenienti dall’Europa continentale. In Scozia ha poi subito un’evoluzione e un rimaneggamento che l’ha portata ad essere oggi la forma più diffusa e conosciuta di questa vasta famiglia di strumenti aerofoni a sacca noti con diversi nomi, in funzione dell’area in cui si trova: bagpipe per gli anglofoni, piva o zampogna nella penisola italiana, dudelsack nei paesi germanici, gaita nei paesi celtici della penisola iberica e così via.
La caratteristica che accomuna gran parte di questi strumenti è la presenza di una sacca di riserva d’aria, di una o più canne del canto o melodiche (chanter) e una o più canne di bordone a intonazione fissa. Per quanto riguarda la provenienza geografica e culturale si aprono le più svariate ipotesi su come e dove sia comparsa nei tempi più antichi. Di certo negli scritti di Petronio si parla della Tibia Utricularis amata e suonata dall’imperatore romano Nerone. Vi sono poi forme arcaiche prive di sacca che ancora persistono nella tradizione popolare sarda: le Launeddas, mentre nella Grecia omerica già si parlava e si suonava l’Aulos, che molti erroneamente confondono col flauto ma che pare invece fosse dotata di una rudimentale ancia e che produceva un suono ronzante. Per questo si veda la serie di video dello studioso scozzese Barnaby Brown su YouTube. Addirittura Brown ipotizza la presenza sull’isola di Iona, in Scozia, di una forma di Triple Pipes affatto simile alle Launeddas sarde (v. qui il video).
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